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Immagine del redattoreRiccardo Collins

Movimento e Coscienza: verso una nuova concezione dell'allenamento

Cos'è l'Allenamento?

 

L'allenamento rappresenta la modalità di ottimizzazione delle risorse psicofisiche dell'individuo.


Se vogliamo avere maggiore padronanza di una capacità motoria, artistica, mentale (es. calcolo, lettura veloce, ecc.) dobbiamo allenarci.

 

L'effetto dell'allenamento sarà poi un potenziamento delle strutture che si occupano dell'espressione di quella qualità.

 

Quello che ho riscontrato nella mia esperienza sia di praticante che di insegnante è che viene costantemente ignorata o, nella migliore delle ipotesi, data per scontata la base sui cui poggia tutto il concetto stesso di allenamento: l'attenzione cosciente nei riguardi di ciò che si sta facendo.

 

Molto spesso noto persone approcciare a posture e movimenti in maniera pesantemente meccanica, proprio come se qualcuno stesse muovendo con gesti un po' bruschi e approssimativi un pupazzo di cui ha momentaneamente controllo. Osservandoli muoversi con attenzione, si ha come l'idea di un soggetto bloccato in qualche angoletto del corpo intento a mandare continuamente indicazioni e segnali che non arrivano mai dove ci si aspetta. 

 

Questo generalmente accade quando si vuole approcciare da adulti all'allenamento in sé, oppure quando si esplorano nuovi movimenti. 

Si inizia a schematizzare in maniera logica ed a rappresentarsi mentalmente alla bene e meglio ciò che si deve fare per poi tradurlo in gesto, senza accorgersi di quante volte ce ne siamo andati altrove, lasciando il corpo alla mercé della gravità, delle accelerazioni e delle compensazioni posturali.

 

L'Attenzione come strumento.

 

Se l'attenzione può farmi recuperare l'equilibrio o prevenire ed evitare una caduta, capiamo facilmente che, se si vuole partire da un punto fondamentale, sarà innanzitutto comprenderne la reale importanza di questa attenzione e la necessità di disciplinarla per aumentarne via via le potenzialità.

 

Con la giusta attenzione, ogni momento può essere allenante.

 

Ciò che differenzia un momento allenante da uno non allenante è semplicemente il grado di partecipazione cosciente (Attenzione) del soggetto nei confronti di tutto ciò che si sta svolgendo dentro e intorno a lui. 

 

Durante la quotidianità la nostra attenzione si trova frammentata, tirata qua e là in molte direzioni, perdendo la possibilità di raccogliere coscientemente le innumerevoli informazioni dal contesto esteriore e interiore. Durante l'allenamento invece, la nostra attenzione diventa estremamente più selettiva, ma allo stesso tempo più ampia e profonda.

 

La contemporanea osservazione attenta e partecipazione consapevole di un soggetto ad un fenomeno naturale nel suo compiersi è già uno stato allenante.

Esso rappresenta la possibilità di consapevolizzare, influenzare e guidare i fenomeni che comunque continuerebbero a prodursi, ma senza partecipazione cosciente di un testimone/autore.

 

Se vivo l'allenamento come una medicina amara da mandare giù, o una penitenza da espiare, sicuramente la mia coscienza cercherà di essere altrove nonostante il corpo stia compiendo l'esercizio, aspettando poi che le qualità, che la punizione corporale voleva stimolare, arrivino da sé. Se invece durante anche il minimo gesto mi incuriosisco e cerco di studiarlo, padroneggiandolo fin nel minimo dettaglio, potrò essere sicuro di aver imparato molto di più sullo stesso esercizio di quanto sperimentato dall' "amico penitente".

Alla luce di ciò, potremo dire che le informazioni che avrò inciso sul mio disco saranno di qualità infinitamente maggiore in termini di consapevolezza, e quindi la "digeribilità" stessa dell'informazione sarà nettamente più alta. Allo stesso tempo anche il corpo riconoscerà queste informazioni come in grado di produrre risposte più efficienti in termini biomeccanici, quindi di dispendio energetico (percorso di minor resistenza), sia nel breve che nel lungo termine: nel primo caso raggiungendo una maggiore ottimizzazione dell'espressione di forza del gesto specifico, nel secondo caso una riduzione degli attriti, dati da un uso meccanico inefficiente, che alla lunga provocano infiammazioni, lesioni, ecc.

 

Tutto ciò inizia a delineare la "Forma Mentis" ideale del praticante.


 

L'apprendimento nasce dall'ascolto: la ricettività attiva.

 

Il primo obiettivo di ogni allenamento dovrebbe quindi essere la presa di coscienza di sé stessi, e attraverso sé stessi, dello spazio circostante.

 

Questo è ciò che ci permette di renderci conto del contesto in cui siamo inseriti, sia esso lo spazio, governato dalle sue leggi, sia esso il soggetto e lo strumento percettivo sperimentatore di tali leggi attraverso il corpo.

La qualità delle relazioni tra soggetto e contesto determina ciò che riconosciamo come armonie e disarmonie.

Questa modalità ci pone di fronte alla necessità di creare uno stato interiore concentrato, silenzioso ma ricettivo, uno stato di ricettività attiva in cui il soggetto ottimizza le proprie risorse richiamandole a sé e riordinandole, come una calamita riorganizzerebbe la disposizione della limatura di ferro. Il superamento della ricettività passiva conduce dunque all'abbassamento di volume del "chiacchiericcio mentale", aprendo alla possibilità di disporre delle proprie risorse autonomamente, rendendole in grado, col tempo, di affinarsi e seguire un ordine armonico.

 

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Una volta entrati in questa modalità di ricettività attiva possiamo passare in rassegna ogni parte del corpo e valutare il grado di padronanza/libertà/coscienza che questa parte ha con il resto del corpo e in che relazione è con l'ambiente esterno. 

 

Esempi: 

riesco a muovere la testa senza coinvolgere le spalle? 

Riesco a muovere le scapole senza muovere il collo o la colonna?

Riesco a flettere l'anca senza incurvare il tratto lombare?

 

E così via per ogni parte del corpo.

 

Un buon grado di padronanza del proprio corpo è l'effetto di una coscienza che è subentrata in ogni articolazione ed ogni fibra, pur dimorando contemporaneamente in tutto il corpo come insieme.

Una volta raggiunto questo grado di padronanza, il nostro senso del movimento, cinestetico e propriocettivo, sarà nettamente acuito.


 

Da dove partire? 

 

Nel prossimo articolo ci occuperemo di come usare l'attenzione per incrementare la qualità dei movimenti, attraverso lo studio della statica e dell'equilibrio.

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